Il 3 Dicembre 1992 il giovane ingegnere di 22 anni Neil Papworth inviò degli auguri natalizi, forse un po’ in anticipo sui tempi, ma in una data che sarebbe diventata storica. Papworth era all’epoca stagista presso la ia Sema Group Telecoms, e scrisse in quel giorno il primo sms della storia, inviando gli auguri a Richard Jarvis, dirigente della Vodafone. Due semplici parole, “Merry Christmas”, ma il messaggio inviato tramite un computer, non ha mai ricevuto una risposta: i dispositivi mobili di allora non erano dotati di tastiera. In quel momento mai si sarebbe potuto immaginare che quel semplice gesto avrebbe rappresentato una rivoluzione planetaria per migliaia di persone. “Alla Vodafone – dichiara oggi Papworth – pensavano di utilizzarlo come un sistema interno, in modo che le segretarie potessero rimanere in contatto con i loro capi, inviare loro messaggi e dire loro cosa fare e dove andare”. In realtà gli sms sono diventati qualcosa di più. Fino a rappresentare una svolta nel panorama della telefonia.
E il resto è storia. Il primo servizio commerciale di sms è stato lanciato nel 1993 da Telia, proprio quando le altre aziende di telecomunicazioni avevano deciso di investire in cercapersone. Ma ben presto si è intuito che il grande entusiasmo dei consumatori per i messaggini non era passeggero, determinando un cambiamento di rotta negli investimenti da metà degli anni ’90 in poi.
La prima azienda a lanciare il serizio di messaggistica fu Vodafone nel Regno Unito nel 1994. In quegli anni gli sms erano gratuiti, era possibile inviarli a persone che avessero la stessa rete e avevano poco a che vedere con gli attuali: nel primo periodo gli utenti dovevano attenersi ai 160 caratteri, il T9 e altri software per la composizione guidata non erano nati (bisogna aspettare il 1995) e questo non faceva altro che rendere la composizione molto lenta.
Passati i primi anni di rodaggio gli sms si sono confermati un metodo rapido e veloce per comunicare. Tanto che gli utenti hanno finito per preferire i messaggi alla chiamata. La svolta è arrivata con la larga diffusione dei cellulari tra gli studenti che hanno incoronato gli sms come il modo più facile per comunicare con gli amici senza bisogno di alzare la cornetta. Oggi sotto l’attacco di servizi come WhatsApp e Viber, i cari e vecchi messaggini sembrano difendersi bene. I dati parlano chiaro: secondo i dati dell’Agicom gli sms inviati sono 89 miliardi. Numeri che puntano in alto anche nel 2012 con un +8,8% rispetto al primo trimestre 2011, che si traducono in 48 miliardi di sms da gennaio a giugno.
Una rivoluzione tecnologica che ha influito in maniera inesorabile anche sul linguaggio: dalle abbreviazioni agli emoticons, gli sms hanno finito per stravolgere anche la lingua. E così in poco tempo ci si è abituati a leggere “xké” al posto di perché, “xò” ha sustituito però e tre segni “:-D” bastano per dire al mondo di essere felici.