IL “decreto del Fare” ha dotato l’Italia di una delle normative Wi-Fi più permissive al mondo. Nel resto d’Europa le norme considerano il gestore della rete responsabile, in varia misura, dei reati compiuti dai suoi utenti (soprattutto per la violazione del copyright). Ne deriva quindi l’obbligo di identificare gli utenti per evitare la corresponsabilità. Solo in Germania e Regno Unito però queste norme sono applicate in modo stringente. La nuova normativa italiana sembra invece liberare i gestori di reti wifi da ogni principio di responsabilità giuridica per i reati compiuti dai suoi utenti. Nessun Paese impone però ai gestori di chiedere un’autorizzazione per installare punti di accesso Wi-Fi pubblici, cosa che invece era in vigore in Italia prima del decreto del Fare. Avevamo quindi una delle normative più severe (e ancora di più lo era ai tempi del decreto Pisanu, fino al 2011); ma il nuovo decreto di colpo ha permesso all’Italia di scavalcare gli altri Paesi per livello di liberalizzazione del Wi-Fi. Vediamo alcune di queste realtà.
Germania
Una sentenza del maggio 2010 ha dichiarato parzialmente responsabile il proprietario/utente di una rete Wi-Fi che non abbia utilizzato adeguati sistemi di protezione dal rischio di utilizzi abusivi della connessione per finalità illecite. Il caso riguardava la violazione del copyright attraverso pratiche di file sharing. Nella sentenza, la Corte ha dichiarato che i titolari delle connessioni Wi-Fi hanno il dovere giuridico di proteggere le reti. Di conseguenza, chi non utilizza una protezione mediante password si espone a una sanzione pecuniaria.
Regno Unito
Il Digital Economy Act impone che siano identificati gli utenti che violano il copyright. Ergo chi non mette una password sulla propria rete Wi-Fi può essere multato nel caso in cui altri utenti la utilizzino per scaricare file pirata. La normativa anti terrorismo impone inoltre di conservare per dodici mesi il registro del traffico (chi ha usato la rete, quando, da quale dispositivo).
Francia
Ai gestori di reti Wi-Fi pubbliche chiede di tenere per 12 mesi il registro delle connessioni e di fare il possibile per consentire di risalire all’identità degli utenti. Impone anche di impedire, sulle reti Wi-Fi, la violazione del copyright, ma è una normativa così complicata da essere in effetti inapplicata.
Spagna
Quella spagnola è una normativa severa solo in teoria, come quella francese. Considera il gestore della rete corresponsabile delle violazioni del copyright fatte dai suoi utenti. Ma di fatto non ci sono mai stati casi di applicazione della norma.
Svezia
E’ forse il Paese più liberale in Europa per l’uso del Wi-Fi. E’ il solo che addirittura non ha ancora recepito la direttiva 2006/24/Ec riguardante la “conservazione di dati generati o trattati nell’ambito della fornitura di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico o di reti pubbliche di comunicazione” e per questo si è pure beccata una procedura d’infrazione. Nessun obbligo, quindi, per il gestore della rete.
Olanda
Come tutti i Paesi nordici, è piuttosto liberale per l’uso del Wi-Fi. Accesso libero e senza restrizioni né procedure obbligatorie. Addirittura una sentenza del 2010 ha definito legale l’hacking della password di una rete, cioè ottenere accesso non autorizzato a una rete altrui superandone le protezioni.
Finlandia
Anche qui siano in un Paese molto liberale. Non solo non sono richieste autorizzazioni né ci sono obblighi di identificare gli utenti; ma una sentenza del 2012 ha chiarito che i gestori della rete non sono responsabili delle violazioni del copyright commesse dai suoi utenti, anche se non hanno fatto niente per consentirne l’identificazione e non hanno impostato una password.